sabato 5 aprile 2014

L'AQUILA: IO NON TI LASCIO SOLA


Che cosa ci è successo...che cosa ci è successo?! Parole che mi rimbalzano nella mente ogni volta che mi fermo a guardare la città. L'Aquila. Cinque anni. Cinque anni sono passati da quel giorno che è come uno spartiacque nelle nostre vite. Ante e post terremoto. Questa è la realtà.
Immagini che scorrono fugaci, tra i miei ricordi si rincorrono quegli istanti vissuti e imbevuti di emozioni fortissime. Emozioni indelebili che come tatuaggi sulla pelle sono incise nel cuore.
Te ne accorgi tutti i giorni, quando attraversi le strade di una città che ancora oggi stenta a respirare a pieni polmoni. Siamo ancora ben distanti da quel giorno in cui tornerà ad inebriarci con il suo profumo di bellezza...
È un sentimento strano da spiegare, quello che si prova, quando ci si sente legati ad una città come se fosse una persona. Forse non amiamo davvero solo la città in sé, i suoi monumenti, le sue strade, i suoi sdruccioli o le sue piazze, ma in realtà amiamo l'immagine che queste cose hanno in noi. O meglio, amiamo l'impressione, il significato, l'importanza che hanno rappresentato nel nostro cammino. E queste cose inanimate prendono vita dentro di noi, si trasformano in passioni, ricordi, emozioni. In una parola: vita, è la nostra vita e niente è più vero di questo. Sì, deve essere questo che mi emoziona davvero quando ti vedo ancora così malconcia, così abbandonata.
Troppo difficile cercare le parole giuste per descrivere queste sensazioni, un silenzio ed uno sguardo forse sarebbero più opportuni per comprendere...ma chi sa ciò di cui sto parlando, ciò che sto cercando di descrivere, non ha problemi ad intendere.
Talvolta sembri così distante e talvolta sembri così vicina che mi metti in confusione!
Tanto tempo è trascorso e tanto altro ne passerà prima che potremmo rivedere i bambini mangiare la pizza a Piazza Palazzo e poi farsi alzare dai genitori per bere l'acqua alla fontanella dell'Angelo Muto perché da soli non ci arrivano.
Passerà ancora molto tempo prima che si possa tornare ad ascoltare il vociare degli anziani la mattina sotto i portici, oppure la caciara dei ragazzi che escono dalla scuola e le serrande dei negozi che puntuali alle nove del mattino si alzano con rumore di ferraglia...
Quello che è scivolato via è un tempo perso, le catene della burocrazia e le tenaglie degli interessi di pochi ci hanno condannato allo stato attuale.
Riflettiamoci: sono già passati cinque anni e solo ora sta iniziando la ricostruzione del cuore della città. Per la verità di una piccola porzione di centro storico! E neanche la periferia è ancora totalmente ricostruita...
Spesso mi piace guardarti dall'alto, dove l'aria è pulita, dove il rumore delle macchine è distante, dove le tue ferite quasi non si vedono. Tutta la tua bellezza è lì davanti a noi. I colori, la geometria, le montagne che ti abbracciano, come una mamma con il suo bambino, inebriano la vista dello spettatore lasciandogli dentro un'impressione di attonito rimando...è in questi momenti che il pensiero corre veloce, migliaia di parole rimbombano e quel silenzio diventa quasi assordante.
Questo è l'amore per la mia città, è l'amore per L'Aquila.
Anche se in affanno, maltrattata, dimenticata, abbandonata, io ci sono e aspetterò il momento in cui tornerai a farci ascoltare la tua vera voce.

L'Aquila, anno 5° post sisma
5 aprile 2014