Che cosa ci è successo...che cosa ci è successo?! Parole che mi rimbalzano nella mente ogni volta che mi fermo a guardare la città. L'Aquila. Cinque anni. Cinque anni sono passati da quel giorno che è come uno spartiacque nelle nostre vite. Ante e post terremoto. Questa è la realtà.
Immagini
che scorrono fugaci, tra i miei ricordi si rincorrono quegli istanti vissuti e
imbevuti di emozioni fortissime. Emozioni indelebili che come tatuaggi sulla
pelle sono incise nel cuore.
Te ne
accorgi tutti i giorni, quando attraversi le strade di una città che ancora
oggi stenta a respirare a pieni polmoni. Siamo ancora ben distanti da quel
giorno in cui tornerà ad inebriarci con il suo profumo di bellezza...
È un
sentimento strano da spiegare, quello che si prova, quando ci si sente legati
ad una città come se fosse una persona. Forse non amiamo davvero solo la città
in sé, i suoi monumenti, le sue strade, i suoi sdruccioli o le sue piazze, ma
in realtà amiamo l'immagine che queste cose hanno in noi. O meglio, amiamo
l'impressione, il significato, l'importanza che hanno rappresentato nel nostro
cammino. E queste cose inanimate prendono vita dentro di noi, si trasformano in
passioni, ricordi, emozioni. In una parola: vita, è la nostra vita e niente è
più vero di questo. Sì, deve essere questo che mi emoziona davvero quando ti
vedo ancora così malconcia, così abbandonata.
Troppo
difficile cercare le parole giuste per descrivere queste sensazioni, un
silenzio ed uno sguardo forse sarebbero più opportuni per comprendere...ma chi
sa ciò di cui sto parlando, ciò che sto cercando di descrivere, non ha problemi
ad intendere.
Talvolta
sembri così distante e talvolta sembri così vicina che mi metti in confusione!
Tanto
tempo è trascorso e tanto altro ne passerà prima che potremmo rivedere i
bambini mangiare la pizza a Piazza Palazzo e poi farsi alzare dai genitori per
bere l'acqua alla fontanella dell'Angelo Muto perché da soli non ci arrivano.
Passerà
ancora molto tempo prima che si possa tornare ad ascoltare il vociare degli
anziani la mattina sotto i portici, oppure la caciara dei ragazzi che escono
dalla scuola e le serrande dei negozi che puntuali alle nove del mattino si
alzano con rumore di ferraglia...
Quello
che è scivolato via è un tempo perso, le catene della burocrazia e le tenaglie
degli interessi di pochi ci hanno condannato allo stato attuale.
Riflettiamoci:
sono già passati cinque anni e solo ora sta iniziando la ricostruzione del
cuore della città. Per la verità di una piccola porzione di centro storico! E
neanche la periferia è ancora totalmente ricostruita...
Spesso mi
piace guardarti dall'alto, dove l'aria è pulita, dove il rumore delle macchine
è distante, dove le tue ferite quasi non si vedono. Tutta la tua bellezza è lì
davanti a noi. I colori, la geometria, le montagne che ti abbracciano, come una
mamma con il suo bambino, inebriano la vista dello spettatore lasciandogli
dentro un'impressione di attonito rimando...è in questi momenti che il pensiero
corre veloce, migliaia di parole rimbombano e quel silenzio diventa quasi assordante.
Questo è
l'amore per la mia città, è l'amore per L'Aquila.
Anche
se in affanno, maltrattata, dimenticata, abbandonata, io ci sono e aspetterò il
momento in cui tornerai a farci ascoltare la tua vera voce.L'Aquila, anno 5° post sisma
5 aprile 2014
